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MEMORIE DI SARAJEVO – Prima parte

Stavolta, che ti piaccia o no – che tu lo voglia o meno, lettore – verrai con me a fare un giro di giostra nella Sarajevo assediata. Vedi di non costringermi a tirarti per la manica come un marmocchio riottoso; i cecchini potrebbero notare i nostri armeggi e fare fuoco su di noi. Proprio come in quei videogame sparatutto che ti piacciono tanto. Occhio, però, che qui la scritta “game over” ha il sapore metallico del sangue. Il tuo.

(tratto da “Surviving Sarajevo:[Assedio in XVI movimenti]” di Giano La Setta

Edificio cattedrale

Muro

Visitare Sarajevo non può, secondo me, prescindere dalla sua storia. Perchè in questa città si respira ancora – e si vedono ancora – le ferite che piano piano, a fatica, le persone stanno cercando di rimarginare.

L’emblema di queste ferite che si stanno chiudendo è la Biblioteca Nazionale -Vijećnica. Nella notte tra il 25 e il 26 agosto 1992 l’esercito serbo che assediava la città la colpì con bombe incendiarie e granate che la distrussero completamente: volontari e bibliotecari cercarono di portare in salvo i libri in essa contenuti ma purtroppo i loro sforzi furono vani. Nell’incendio morì una giovane bibliotecaria – Adina Buturovic, che mi piace ricordare come una degli eroi di questa immane tragedia – e due milioni di libri andarono letteralmente in fumo.

Targa

Credo che molti abbiano visto le foto di quell’incendio

biblioteca-sarajevo                                      (foto da web)

e sappiano la storia del musicista bosniaco Vedran Smailovic che suonò tra le ceneri della Biblioteca a rischio della sua stessa vita – quanti eroi ha questa Storia!

Smailovic                                      (foto da web)

Dopo ventitre anni la Biblioteca è risorta: ad aprile di quest’anno è stata di nuovo riaperta al pubblico e la gente di Sarajevo potrà presto consultare di nuovo i ibri – quei pochi “salvati” e i tanti donati dalla comunità internazionale.

Biblioteca

Entrarvi per me è un’emozione indescrivibile. E’ vero gli interni sono ancora vuoti e fa un po’ strano vedere una biblioteca – che stando alle notizie sarà adibita anche a sede di eventi, mostre e  concerti – senza libri. Ma la sua bellezza è disarmante:

Magia

Interno biblio

Soffitto biblio

I giochi di luce che producono le vetrate colorate sono pura magia

luce

Se potete andateci al tramonto – è aperta dal martedì alla domenica dalle ore 10.00 alle 20.00: l’astmosfera vi rapirà i sensi.

In questo periodo all’interno è allestita una mostra fotografica su Srebrenica e al piano di sotto un’altra sul centenario di Sarajevo

Manifesto

Un altro simbolo di questa città e memoria di quei giorni sono le cosiddette “Rose di Sarajevo” – poesia per descrivere simboli che sono tutt’altro che poetici..ma anche questa è Sarajevo:

Rose

Se il vostro sguardo ogni tanto si poserà sull’asfalto, potrete vedere queste macchie rosse che hanno la forma di fiori e petali sparsi: sono i segni lasciati dalle granate sull’asfalto e che sono state “riempite” di vernice rossa, là dove molte persone sono rimaste uccise. Ho visto la gente girare intorno a questi quadrati sull’asfalto, in silenzioso rispetto. Cicatrici sull’asfalto a futura memoria, perchè Sarajevo e i suoi abitanti non vogliono – e non possono – dimenticare, ma vogliono fortemente andare avanti.

Se alzerete la testa sopra le “rose”, in alcuni punti della città, vedrete anche le targhe commemorative con incisi i nomi di coloro che non ci sono più a causa di quelle granate:

Iscrzioni

Il mio viaggio della memoria continua e mi ritrovo in un luogo quasi anonimo vicino all’aeroporto. Noi  – io e mio marito, compagno di questo viaggio che non finirò mai di ringraziare per aver condiviso con me momenti importanti lungo questo cammino – ci siamo arrivati grazie ad un tour organizzato dall’Ufficio del Tursimo che si trova a Baščaršija  (che si legge “Basciarscia”) – chiedete di Darko, ragazzo che parla un perfetto italiano con accento piemontese che oltre a mostrarvi e spiegarvi con dovizia di particolari quello che andrete a vedere, vi racconterà anedotti interessanti e la quotidianità della città -. Siamo al Museo del Tunnel che si trova nel quartiere Butmir – Ulica Tuneli 1 -, aperto tutti i giorni dalle 9 alle 16; l’entrata costa 10 KM (circa 5 euro). E’ piuttosto difficile arrivarci da soli, meglio affidarsi ad un taxi o appunto ad una visita guidata.

Tunel

C’è chi dice che questo tunnel abbia salvato la vita ai sarajevesi intrappolati durante gli anni dell’assedio, quando dalla città niente e nessuno ne uscivano e niente e nessuno ci entravano. Quindi nemmeno le scorte alimentari e i beni di primaria importanza.

Originariamente era lungo circa 800 mt, largo 1,20 mt e alto 1,50 mt., il punto più profondo si trova a 5 mt. sotto terra. Fu realizzato scavando a mano e con dei mezzi di fortuna. Vi si accedeva passando da una casetta anonima della famiglia Kolar.

TunnelPale

Oggi sono percorribili 25 mt., ma posso assicurare che sono sufficienti per cercare di capire cosa fosse passare lì sotto per poter far sopravvivere la propria famiglia, un’intera città. Ogni giorno vi transitavano 4000 persone e ci si impegavano due ore per percorrere quegli 800 mt.
All’esterno del tunel si trova un piccolo Museo che contiene alcuni cimeli di quei giorni come armi, attrezzi usati per lo scavo, “indumenti” di fortuna.
All’esterno vengono proiettati dei filmati che mostrano cos’erano quegli anni di assedio e cosa ha significato il Tunnel.
stivali un
La zona intorno è ancora transennata per il pericolo mine – problema che esiste in tutta la Bosnia Erzegovina.
Mine

La prima parte di questo viaggio nella memoria di Sarajevo finisce qui, ma…ci sono ancora molte cose da raccontare.

Vecchio tram

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